Un film che unisce nuovo e vecchio. Il regista Brian Fee esordisce non deludendo, con una pellicola all’insegna dei valori del primo film, ma stando al passo con i tempi. Finalmente il 14 settembre approda in Italia Cars 3.
Saetta McQueen è ormai un veterano della Piston Cup: vince ogni corsa in tranquillità, è il campione assoluto della pista, osannato da tutti e al vertice della sua parabola sportiva. Ma l’arrivo di un esordiente rimescola le carte: Jackson Storm è un auto di nuova generazione, allenata in sofisticati simulatori Hi Tech, perfezionata aerodinamicamente e meccanicamente e in grado di toccare velocità impensabili per le auto “vecchia scuola” come Saetta.
In breve tempo tutti i concorrenti della Piston Cup, scoraggiati e impotenti, si ritirano o vengono sostituiti dai piloti di nuova generazione, tranne Saetta, lui resiste e non demorde: “Io decido quando ritirarmi” è il motto della sua riscossa.
Ma Storm è troppo veloce e l’eccessivo sforzo di Saetta per stare al passo finisce per provocare un incidente così grave da rischiare di rovinargli completamente la carriera.
Sconsolato, McQueen si ritira a Radiator Springs, chiudendosi nei ricordi legati al suo mentore: Doc Hudson Hornet , scomparso ormai da tempo e che in lingua originale ha ancora la voce di Paul Newman.
Finalmente Saetta decide di reagire e comincia ad allenarsi in un centro dotato di tutte le nuove tecnologie utilizzate da Storm, aiutato dalla coach Cruz Ramirez.
Ma non c’è niente da fare, McQueen, figlio del fango, dei sassi e dello sterrato, non riesce ad adattarsi ai nuovi sistemi unicamente virtuali. Il tachimetro di Cruz, con la voce del pilota di Formula 1 Sebastian Vettel continua a segnare velocità scoraggianti. Così Saetta si convince a cercare velocità nel passato piuttosto che nel futuro, sempre accompagnato dalla giovanissima Cruz, inesperta nelle corse su strade reali e a cui Saetta insegna i trucchi appresi dal vecchio Doc, come il famoso: “Sterza a destra per andare a sinistra”.
Una pellicola che affronta, all’inizio con malinconia, la tematica del passare incessante del tempo, del sopravanzare delle nuove generazioni e del dover a tutti i costi trovare un modo per contrastare la vecchiaia e rimanere sempre veloci e scattanti.
Ma alla fine viene proposta una soluzione che mette da parte l’egoismo e la cieca testardaggine, perché a volte non funziona combattere a testa bassa un ostacolo, cercando di abbatterlo a tutti costi. Spesso la soluzione migliore è analizzare l’ambiente circostante e la nostra esperienza, anche ciò che prima con gli occhi puntati sull’obiettivo, non si riusciva vedere, e trovare il proprio posto in un mondo che cambia.
Cars 3 si dimentica completamente del prequel Cars 2, uno dei meno amati della saga e fra tutti i lavori della Pixar, per collegarsi direttamente al primo film, Cars Motori Ruggenti, con la tematica del confronto fra generazioni e del mito del mentore Doc Hudson Hornet, ma con le novità dei tempi, che sono cambiati rispetto al 2006.
Qui assumono per la prima volta un ruolo fondamentale i personaggi femminili: Sally, la “ragazza” di Saetta, Cruz Ramirez, tutor e allieva di McQueen e un’antagonista: un’algida statista che anticipa con i suoi dati numerici la salita al successo di Storm e il declino di Saetta; 3 ruoli distinti e ben sviluppati, che segnano forse un cambio di mentalità dei tempi moderni nel mondo occidentale, più orientato verso la parità di genere.
La struttura molto classica costituita da protagonista, spalla, super cattivo da combattere, viene riproposta dopo la storia di spionaggio raccontata nel secondo film, ma non risulta eccessivamente “tipica” e “già sentita” grazie a nuovi elementi e ad un finale che, analizzando successivamente la trama risulta logico, ma che durante la visione è assolutamente inaspettato. Sempre nel finale però, c’è una scena un po’ scontata, ma che effettivamente enfatizza la morale della storia, quindi se ne può perdonare la banalità.
A differenza di Cars 2, Saetta torna protagonista assoluto e il simpaticissimo Cricchetto è poco presente, ma sempre con gli interventi esilaranti tipici del personaggio e con una scena post credit breve ma divertente, che riprende la tematica dei cambiamenti tecnologici dei tempi moderni in maniera volutamente stereotipata e leggera.
La grafica dei fondali è iper realistica e realizzata molto bene, senza contrastare con l’impostazione cartoonistica dei personaggi.
Cars 3 ha donato alla macchinina parlante più famosa del mondo, un rinnovato successo, smentendo chi sosteneva che un secondo sequel non potesse non essere peggio del precedente. Nel weekend di uscita ha incassato ben 53,5 milioni di dollari; pur non avendo ancora sorpassato i prequel, si piazza fra i primi film dell’anno, superando anche Wonder Woman.
Dopo la delusione del secondo film, la Pixar, il creatore della saga John Lasseter e il neoregista Brian Fee aggiustano il tiro con una pellicola riuscita e apprezzata sia dal pubblico che dalla critica (3,6 stelle su Coming Soon, 3 stelle su Mymovies, 3,5 stelle su Movie Player)
di Isabella Giordano